American Academy of Pediatrics – Traduzione Policy Statement

Foto di Ankush Minda (unsplash.com) che raffigura due gruppi di palloncini colorati che volano nel cielo blu

Abbiamo tradotto in via del tutto non-ufficiale il documento programmatico che si occupa di giovan* TGD (transgender e gender diverse) dell’American Academy of Pediatrics (AAP) Ensuring Comprehensive Care and Support for Transgender and Gender-Diverse Children and Adolescents perché offre degli spunti importanti anche per la situazione italiana e perché potrebbe interessare a qualche pediatra nostrano illuminat* oltre che essere utile ai giornalisti per comparare la situazione italiana con quella estera.

In Italia, infatti, viene applicato il modello olandese di “osservazione ed attesa” che questo documento reputa “superato perché non fornisce il supporto necessario” e che scoraggia l’affermazione sociale fino alla pubertà.

Il modello olandese però, dagli anni ’90 propone i bloccanti ad adolescent* nella fase 2-3 Tanner perché servono a dare tempo per consolidare la certezza di voler proseguire con le cure ormonali. In Italia,  il feedback di alcune famiglie italiane porta a supporre che vi sia una reticenza infondata (i dati all’estero parlano chiaro) da parte dei professionisti a proporli come un trattamento efficace e utile quando non c’è rischio suicidario.

Questo comportamento, se confermato da testimonianze dirette o dai dati statistici, non sarebbe solo dannoso, perché costringe i minor* a sottoporsi ad una serie di chirurgie altrimenti evitabili una volta maggiorenn* (con costi sia per chi vi si sottopone che per il sistema sanitario non indifferenti), ma sarebbe anche disonesto nei confronti delle famiglie perché capitalizzerebbe sulle loro insicurezze per dare loro false speranze che i figli* non siano effettivamente transgender.

Nel documento si trovano smentite al fatto che essere trans sia una questione di salute mentale, si asserisce che siano aspetti normali della diversità umana e si chiarisce che la quasi totalità dei problemi di salute mentale derivano dall’ostilità a cui vengono sottopost* in quasi tutti gli ambienti i minor* TGD: famiglia, scuola, burocrazia e anche nella sanità a causa della mancanza di formazione e specializzazione.

I minor* TGD vengono stimat* intorno al 6% e viene considerata una stima al ribasso perché è ancora difficile per un* minorenne esprimere liberamente un’indentità di genere o un’espressione di genere atipica o esprimere dubbi e incertezze sulle stesse (tipiche delle persone “questioning”). Anche se  i minorenn* americani dicono di prendere coscienza della loro diversità in media intorno agli 8 anni, la maggioranza non ne parla apertamente in media fino ai 18 anni.

Questo documento ha il coraggio di definire gli approcci riparativi come “un fallimento“, “iniqui e ingannevoli” e basandosi sulle evidenze cliniche difende il modello affermativo del genere perché in questo approccio si riscontrano miglioramenti nella salute mentale dai dati clinici (non basandosi su teorie).

L’AAP si oppone all’invalidazione del sentito de* minor*: “la ricerca dimostra che bambin* pre-puberali che sostengono che la loro identità sia TGD, conoscono il proprio genere con la stessa chiarezza e coerenza dei pari cisgender che si trovano allo stesso stadio dello sviluppo e che beneficiano dello stesso livello di accettazione sociale”.

Ma lo spunto più interessante viene decisamente offerto nella diatriba tra “desisters” ovvero chi dopo l’adolescenza diventerebbe (il condizionale è d’obbligo perché gli studi di follow-up sono stati deboli dal punto di vista metodologico finora) cisgender e “persisters” ovvero tra coloro che una volta raggiunta l’adolescenza continuano a non identificarsi con il genere alla nascita. L’AAP esorta ad andare oltre a questa ossessione sul futuro del giovane e a fornire il migliore servizio possibile nel qui e ora per contribuire alla sua resilienza: “Ricerche più recenti e valide suggeriscono che, piuttosto che concentrarsi su chi diventerà il bambin*, apprezzarl* per chi è, anche quando è piccol*, favorisce un attaccamento sicuro e resilienza, non solo per il bambin* ma per l’intera famiglia.”

Fornisce infine tutta una serie di raccomandazioni utili a giovan* TGD, alle famiglie, alle scuole e al personale sanitario per rendere l’esperienza più inclusiva possibile.

Riconosce il ruolo fondamentale che hanno i pediatr* in quanto professionisti, nel porsi in prima linea anche in campo politico, nell’usare la propria voce, la propria credibilità e rispettabilità e il proprio parere informato dalla pratica clinica, per creare reti di supporto e per l’advocacy politica in prima persona che porti a migliorie concrete in campo sociale, legale, scolastico, sanitario.

Il pdf della traduzione è disponibile qui. Abbiamo evidenziato in blu e rosso le parti che ci sono sembrate più salienti ma è interessante da leggere nella sua completezza anche se presenta elementi culturali specifici, per esempio il problema della copertura assicurativa che qui, avendo un sistema sanitario pubblico, non abbiamo.