Stigma, stereotipi, pregiudizi

(Foto di Ted Eytan che rappresenta bandierine trans piantate ai confini di un’aiuola ai lati di un sentiero pedonale)

La presenza diffusa di stigma, stereotipi e pregiudizi nelle narrative che raccontano e rappresentano le persone trans, non dovrebbero far parte di quella che viene definita informazione, perché al limite si tratta di disinformazione. Si fa un torto a tutta la collettività.

Invece è abbastanza diffusa, perché un argomento “controverso” fa vendere copie o ricevere click, perché essere trans viene visto come una trasgressione, una scelta, una malattia e perché c’è la necessità di catturare l’attenzione sempre più effimera con titoli o contenuto che creino una reazione.

Chi legge spesso non lo fa per informarsi ma per trovare conferma ai propri pregiudizi. È più comodo, non richiede farsi domande o mettersi in discussione ed è rassicurante perché fa percepire la realtà come stabile. Non voglio tirare sempre e solo in ballo chi fa del giornalismo una professione perché è chiaro che anche l’audience influenzi il contenuto che viene offerto.

In questo post parlerò di 3 tasselli della tombola trans che ruotano tutti attorno al modo in cui le persone trans vengono percepite e quindi raccontate. La percezione errata che vede le persone trans come non autentiche, subdole, ambigue, che hanno qualcosa da nascondere in quanto trans fa da sottofondo a tutte e 3 e alle relative sottocategorie. Vediamole.

  • Presunzione di colpa nei crimini subiti
  • Essere trans come inganno, truffa, criminale di per sé
  • Articoli che creano panico morale
    • Allarmismo prigioni, spogliatoi, toilettes
    • Ricondurre un comportamento ingiustificabile all’identità trans
    • Riportare notizie estere in modo fazioso
    • Raccontare i bisogni delle persone trans come un pericolo

Presunzione di colpa nei crimini subiti.

Spesso si associa a minimizzare il crimine di cui sono oggetto. Uno dei casi più eclatanti è stato quello della donna trans uccisa a Cinisello Balsamo nella sua abitazione a febbraio 2018. I giornali all’inizio sospettavano un’overdose. L’autopsia ha stabilito che si è trattato di un colpo di pistola alla schiena.

Se può apparire bizzarro che un colpo di arma da fuoco sia stato sbagliato per un’overdose non stiamo tenendo conto delle associazioni che chi lavora sul campo fa o basandosi sull’esperienza (che è può rivelarsi pregiudiziale perché ogni caso è unico) o sui pregiudizi che associa ad una categoria. L’aver immaginato le persone trans che si prostituiscono come necessariamente associate alla dipendenza da stupefacenti potrebbe aver influito in questo caso.

Non si sa se a fare la conflazione siano state le forze dell’ordine o i giornalisti. Immaginate se la stessa scena avesse coinvolto una ragazza minorenne cisgender di una famiglia ricca. Io penso che l’avrebbero osservata con più attenzione e non sarebbe servita l’autopsia per rivelare un colpo di arma da fuoco. In psicologia si chiamano bias cognitivi, ce li abbiamo tutt* e non sono facili da riconoscere e mettere in discussione perché li diamo per scontati e sebbene possano semplificare di molto la vita perché ci permettono di non farci tante domande, nel lavoro di giornalista, la possono anche complicare. Nello stesso articolo oltre a minare il rispetto per la donna morta attraverso illazioni sugli stupefacenti,  si chiama la donna viado e si usa il maschile. Questo articolo induce a rinforzare nell’audience il disprezzo, il distacco, l’indifferenza per l’accaduto.

Tutto il quadro al completo costruito attraverso  come si è parlato di questa persona (la narrativa), solleva chi legge dal provare empatia e compassione nei suoi confronti. I bias cognitivi hanno un serio impatto su come vengono percepiti e trattati i gruppi sociali. Quello che scrivete ha un impatto su qualità e lunghezza della vita di persone che si trovano già ai margini sociali. Su quanto e se si sentono sicure quando vanno in giro. Su quanto percepiscono le forze dell’ordine non ostili quando devono fare delle dununce e su se le fanno. In Italia abbiamo un numero di denunce bassissimo per quanto riguarda i crimini d’odio, solo il 22% (si veda pag. 28 di questo manuale).

Statisticamente parlando, facendo una ricerca sulla maggior parte degli omicidi di persone trans avvenuti dagli anni ’70 ad oggi (qui la mappa e i risultati) si nota che le morti per overdose sono 3 su 94 (sto continuando ad aggiornarli per cui possono esserci minime discrepanze con i dati presentati nella pagina). Un’incidenza così bassa dovrebbe spingere alla cautela prima di scrivere che si tratta di overdose.

Tornando al caso milanese non voglio negare che esistano alcune prostitute trans che fanno uso di stupefacenti e che talvolta spacciano anche. Ma da farne uso all’overdose ne passa. Mettevi nei panni di una prostituta trans. Ogni cliente è un potenziale pericolo. Non si contano le aggressioni, le rapine, i tentativi di omicidio in questa popolazione. La priorità di una prostituta trans è mantenere il controllo piuttosto che perderlo, perché ne va della sua vita.

Quando una persona subisce un crimine d’odio è tutta la comunità a sentirsi colpita dallo stesso. Se ne scrivete in maniera sciatta o distorcendo i fatti o come se non importasse o come se fosse inevitabile in quanto trans o in quanto prostituta, mandate il messaggio che la vita e l’incolumità di tutto il gruppo sociale non vale niente. Se dipingete le vittime come criminali quando non lo sono, mandate il messaggio che se lo meritano.

Non è una novità, soprattutto per le donne, che si cerchi di far ricadere la colpa su di loro invece che su chi compie il crimine. Ma  nessun* merita di morire nei modi degradanti che ho letto negli articoli che ho catalogato:

– falciate da macchine per strada come se la loro vita non avesse alcun valore (in questo articolo si definisce “gioco” l’assassinio come se fosse una ragazzata uccidere una prostituta o una trans)

-uccise e poi lasciate a decomporsi in luoghi isolati, in discariche o in sacchetti dell’immondizia -uccise, sfregiate da un numero di coltellate tale da far presupporre la volontà di annullare la persona, non solo quella di ucciderla.

-uccise, come nel caso di Giuseppe, da un sicario assoldato dal padre. Leggetevi come ci si sente quando si capisce che il proprio padre ha assoldato un vicino per ucciderti, che quello ha accettato per andare in vacanza e che tuo padre non ha nemmeno il coraggio di ammetterlo apertamente. Giuseppe è morta e si è risparmiata di dover assistere l’assoluzione del padre.

Essere trans come inganno, truffa, criminale di per sé.

Qualche esempio:

  • Le nozze annullate dalla Sacra Rota in quanto lo sposo era trans. Questo articolo riporta che “La donna non sapeva di aver sposato un uomo trans” mentre in questo si legge che ” La moglie, tra le altre cose, ha dichiarato di essere a conoscenza prima delle nozze del percorso di transizione del marito da un sesso all’altro”. Quale sarà vero? In uno lo sposo trans sembra che abbia ingannato la sposa, nell’altro è la sposa a sembrare insensibile. In ogni caso il messaggio che la chiesa non ritiene una persona trans autentica è passato.
  • Due articoli sulla stessa vicenda. Il primo usa la parola viados, dà il maschile ad una donna trans brasiliana (si legga qui perché non farlo) calca sul fatto che fosse clandestina, esagera il reato e specifica la differenza di età dei due per instillare il sospetto che si tratti di un matrimonio di convenienza o fasullo. Il secondo ci fa capire la tenuità del reato che ha compiuto (riconosciuta anche dal giudice) e che altrimenti l’avrebbe costretta a stare 5 anni lontana dal marito. Non solo ma il suo regolare matrimonio in Italia è stato registrato tra le unioni civili perché qui non viene riconosciuta per quello che è, una donna.
  • Qui un abuso di potere per mortificare le persone trans infliggendo una sanzione amministrativa per un reato inesistente: quello di “vestirsi da donna”.

Articoli che creano panico morale

Panico morale è un termine coniato dal sociologo e criminologo Stanley Cohen che nel libro del 1972 “Folk devils and moral panics” ha descritto come una innocua rivalità tra due bande di motociclisti sia stata fatta inasprire verso episodi di violenza demonizzando attraverso una campagna mediatica, i due gruppi come un pericolo per la società. Gli articoli di questo tipo tendono a incoraggiare una percezione delle persone trans come di persone poco trasparenti e pericolose in quanto trans.

È un po’ lo stesso principio delle profezie che si autoavverano descritte da Robert Merton (altro sociologo). Se tieni continuamente sotto scrutinio le persone o un gruppo sociale perché hai dei pregiudizi e/o provi ostilità nei loro confronti è più probabile che si comportino in modo da confermarli o che tu selezioni solo quelli che li confermano. Come succede con i migranti oggi, mentre chi ha introiti significativi e va in Svizzera per non pagare tasse, spesso diventa un eroe.

Le profezie che si autoavverano valgono anche al contrario: nell’esperimento condotto da Robert Rosenthal e Lenore Jacobson che descrive l’effetto pigmalione,  vennero somministrati dei test inesistenti in alcune classi, venne fatto credere agli insegnanti che un gruppo di bambini scelti casualmente aveva grandi potenzialità in base ai test e le aspettative degli insegnanti influenzarono un netto miglioramento nella performance dei bambini scelti. Avere aspettative positive su una persona o un gruppo sociale influenza il miglioramento, il successo, la riuscita.

Nei media il panico morale si sostanzia in 4 tipi di articoli:

1. Quelli dove la presenza di persone trans in ambienti quali toilettes, prigioni, spogliatoi e qualsiasi altro tipo di spazio diviso in maniera binaria viene messa in discussione o per il carattere predatorio che si ascrive ai genitali delle persone trans stesse o perché se lasciamo che le donne trans usino lo spazio riservato alle donne, uomini con intenzioni predatorie possono approfittarsene.

  • Qui si chiama la detenuta al maschile, si insinua che ci sia stupro quando la BBC parla di “sexual touching” e si dà per scontato che sia colpevole anche se il processo è previsto ad agosto e non sarebbe la prima volta che una persona trans si suicida in base ad accuse infondate di compagne di cella transfobiche. Ma soprattutto si dà per scontato che sia il pene a rendere le donne trans predatorie nei confronti delle donne cis e che a causa di questo pericolo inventato, la divisione binaria dello spazio debba avvenire in base ai genitali. E questo nonostante che ci siano molti più casi che descrivono stupri di donne trans in carceri maschili. Ma gli stupri delle persone trans è come se non venissero considerati stupri perché le donne trans non vengono considerate donne.
  • Qui un articolo su come sia stato negato l’accesso agli spogliatoi femminili ad una ragazza trans. Si giustifica uno spogliatoio separato per la studentessa rispetto alle compagne in base a “questioni di privacy” che però si applicano solo per la studentessa trans.

2. Articoli dove la persona trans ha (o le vengono attribuiti) comportamenti ingiustificabili. È indifferente che compia reati, sia offensiva, lesiva etc. In ogni caso il comportamento ingiustificabile (se raccapricciante ancora meglio) viene usato per amplificare il disgusto verso le persone trans. Una parte dell’opinione pubblica (tra cui anche alcuni politici), infatti, generalizza il comportamento indifendibile a tutta la categoria trans. E la stampa, spesso, non fa che confermare questo bias cognitivo, se non nell’articolo, almeno nel titolo.

Di seguito una carrellata di titoli. Prima di leggerli ripetete con me: le persone trans non sono responsabili del comportamento di tutte le altre persone trans.

Mi auguro che d’ora in poi quando coprirete questo tipo di storie, alcune delle quali sono condannabili in maniera inequivocabile o trattano di fatti atroci mentre altre sono meno nette e chiare, vogliate fare del vostro meglio per rendere in maniera chiara che la persona che l’ha compiuto, a prescindere dal fatto che sia trans o meno, deve prendersi le responsabilità per quello che ha fatto e non per quello che è.

Responsabilità personale
Titoli che descrivono delitti o truffe o comportamenti ingiustificabili da parte di persone trans. Sono condannabili in quanto tali e non perché le persone che li hanno commessi sono trans.

3. Articoli spesso riferiti a qualche stato estero, in cui vigono leggi più avanzate delle nostre in materia di diritti per le persone trans. L’articolo riporterà un qualche caso in cui una persona malintenzionata (trans o meno) ha sfruttato la legge a suo vantaggio per ingannare qualcuno o aggirare altre leggi o in quanto è una persona trans poco trasparente o perché è un uomo. E l’articolo servirà a creare un senso di pericolo nei confronti dell’autodeterminazione o della veridicità dell’identità trans.

  • In questo articolo a poche righe dalla fine si legge che “Le prove che si tratti di un abuso (amministrativo), […] non ci sono” eppure il titolo ci fa credere tutto il contrario e soprattutto la donna viene sempre appellata al maschile che rinforza il suo essere poco credibile. Questo articolo invece dà proprio per scontato che ci sia abuso amministrativo, per quanto difficile da provare, per un preciso scopo: demonizzare una legge che permette il cambio anagrafico autodichiarandolo. Se fosse stato un articolo bilanciato avrebbe potuto mettere in discussione anche la legge che differenzia l’entrata in pensione rispetto al genere visto che l’Unione Europea stessa sta andando verso la parificazione delle età pensionabili. Ma lo scopo era creare panico morale nei confronti di una legge che semplificherebbe di molto la vita delle persone trans prima che possa mai essere pensata o applicata in Italia
  • Nel caso delle candidate in Messico si usa l’essere muxe, che è un modo specifico e legato alla tradizione messicana di essere trans per creare panico morale nei confronti della legge che consente l’autodeterminazione. Muxe rientra nell’ombrello transgender ma non copre tutte le accezioni di transgender che esistono qui. Non è applicabile in Italia almeno che la persona non sia messicana e muxe. Qui potresti tranquillamente essere genitore e trans. L’uso di padre di famiglia (curioso no, che non si dica madre di famiglia?) serve a screditare ulteriormente le persone trans. Nella mente di chi scrive non si può procreare ed avere una relazione stabile e allo stesso tempo essere trans. Perché le cose si escludano a vicenda, se usciamo dal caso specifico muxe, non si capisce.Tra l’altro hanno già trovato una soluzione che ritengono soddisfacente al problema costringendo le persone che se ne approfittano ad uscire dall’anonimato. Nessuno dice che la legge sull’autodeterminazione non possa porre sfaccettature non previste da affrontare a livello amministrativo, ma non vuole nemmeno dire che debba essere esclusa a priori a causa di panico morale. Una fruttuosa collaborazione tra comunità trans e autorità locali in questo caso hanno permesso di trovare una soluzione condivisa.

4. Articoli che vanno a mettere in dubbio i bisogni delle persone trans e/o che vanno a costruire i bisogni come un pericolo. In parte il refrain è del tipo: “se permettiamo questo, che ne sarà di (aggiungi esempio fantasioso e irrazionale che crei panico)“. Lo stesso tipo di refrain è stato usato anche per le persone omosessuali per far credere che permettere a due uomini o a due donne di sposarsi sarebbe stata l’anticamera di matrimoni tra animali e se il vostro cane/gatto/criceto/altro non si è ancora sposato potrete immaginare quanto sono attendibili.

Sostanzialmente si tratta di una giustificazione dei bias cognitivi sotto forma di paura. Per le persone trans vengono tirate in ballo: – le de-transizioni come prova che fare la transizione è pericoloso e che potrebbe trattarsi di una fase (per i minori la percezione del pericolo aumenta) o di qualcosa di cui si pentiranno. Per esempio in questo articolo, basandosi sulla sua storia personale, la giornalista (antagonista dei diritti trans nota per creare panico morale nei confronti delle donne trans) generalizza il suo caso per mettere in guardia dai bloccanti.

Non racconta tutta la storia. Non dice che i bloccanti vengono già usati su bambini cisgender anche di 8 anni che presentano pubertà precoci. Non prende in considerazione i casi in cui adolescenti trans non accettando gli effetti della pubertà arrivano a tentare il suicidio o all’anoressia. Non si preoccupa delle persone trans, si preoccupa solo di mettere in dubbio l’identità di genere, per affermare sé stessa, perché ha un’identità di donna che probabilmente sente come fragile e che qualunque persona trans può mettere in discussione con la sua mera esistenza.

Per fortuna l’AIFA ha approvato i bloccanti come farmaco specifico per la disforia di genere a marzo e gli adolescenti trans non dovranno più tentare il suicidio per farsi prendere sul serio. Difficilmente una persona cisgender potrà capire la quantità di incredulità, scetticismo e dubbi che inondano le persone trans specie all’inizio del loro percorso di identificazione. Il motivo per cui questo avviene è che essere cisgender è stato costruito come “naturale” e scontato e di conseguenza qualunque identità non confermi questa narrativa deve essere messa in discussione e spiegata in dettaglio.

Si può rispettare anche quello che non si comprendeSi può prendersi tempo per capirlo senza aspettarsi risposte immediate. Si tratta di un processo, sia per la persona trans che per chi la circonda. Non è detto (ma non è escluso) che all’inizio si debba o si possa essere in grado di articolare con chiarezza o che chi ci circonda sia in grado da subito di capire bene. Capire è un processo e richiede pazienza, fiducia e comprensione. Difficilmente persone cisgender potranno capire l’impatto che questi dubbi continui hanno sull’autostima e sul senso di sicurezza all’interno della sfera sociale almeno che non si siano fatte domande sulla propria identità di genere.

Come essere umani abbiamo anche bisogno di fiducia (quasi tutte le interazioni sociali si basano sulla fiducia), di conferme, di poter dare per scontato chi siamo e di non fare della nostra identità il nostro unico argomento di conversazione. È il nostro nutrimento, senza ci si chiude, si sta male, si muore lentamente. Quante persone sentite parlare o spiegare del perché sono cisgender?

Non a caso, specie negli adolescenti trans, si riscontra ritiro sociale e abbandono scolastico. Quando vieni bombardat* da persone che sminuiscono, distorcono, prendono in giro continuamente quello che sei vorresti solo chiuderti una stanza e non uscire più. L’ambiente in cui vive la persona trans fa la differenza, ma l’ambiente lo costruisce la società civile.

I media fanno la loro parte attraverso la rappresentazione e possono fare la differenza e migliorare eventuali condizioni ambientali avverse.

– ormoni e bloccanti come un pericolo per la salute L’articolo più recente ha creato allarmismi distorcendo il messaggio di un articolo scientifico americano. Lo studio ha cominciato ad esplorare gli eventuali danni causati dagli ormoni alla popolazione transgender confrontandola con quella cisgender e ha trovato che per le donne trans il rischio (già noto) che potrebbero porre gli estrogeni è da valutare attentamente con altre ricerche più specifiche.

La ricerca presenta diversi limiti che potrebbero ridimensionare i risultati e che non sono stati sviscerati nell’articolo in italiano. Ma al di là dei limiti, per le singole persone trans occorrerà comunque valutare il bilancio tra costi e benefici considerando anche i considerevoli benefici psicologici che derivano dall’uso degli estrogeni.

– La transizione come un costo insostenibile per lo Stato. Per esempio in questo articolo. Da notare la frase “Ovviamente la nuova identità del trans è pagata con la pecunia anche della siura Maria che non ha più nemmeno i soldini per i farmaci salvavita che la mutua non le passa più” che cerca di costruire una guerra tra pover* tra la siura Maria e la persona trans. Entrambe hanno il diritto di vivere una vita dignitosa, ma difficilmente lo troveranno scritto su questo tipo di stampa. Se possiamo permetterci spese militari sempre più ingenti, possiamo anche dirottare una minima parte di quei fondi per il benessere di contribuent* a prescindere che siano trans o meno.

Ricapitolando in breve:

Punti chiave
Innocenza fino a prova contraria, no generalizzazioni, no allarmismi e narrative svilenti, i bisogni delle persone trans hanno pari dignità degli altri gruppi sociali.